Il concetto di format televisivo si è imposto nel panorama mediatico europeo, diventando la chiave della produzione moderna. Per format si intende un insieme codificato di regole che regola lo svolgimento e la struttura di un programma, dalle dinamiche di gioco alle scenografie, dalla scelta dei concorrenti ai meccanismi di voto. Dopo la nascita come semplice idea creativa, il format viene sviluppato attraverso varie fasi: il “paper format”, che descrive la trasmissione, e il “tv programme format”, documento tecnico che determina ogni dettaglio per adattarlo nei Paesi acquirenti.
La standardizzazione ha reso possibile la diffusione globale di certi programmi: lo stesso format può generare decine di versioni locali, ognuna in linea con la cultura e i gusti del pubblico nazionale. Questo modello, nato per rispondere all’esigenza di un prodotto facilmente adattabile e appetibile dal punto di vista commerciale, contribuisce anche a rispettare le legislazioni europee che impongono quote minime di contenuti autoctoni nei palinsesti nazionali.
L’adattamento nazionale dei grandi successi
In Europa, la tendenza alla “glocalizzazione” ha permesso ai format importati di mantenere una forte identità locale. I programmi vengono rielaborati per rispecchiare le specificità linguistiche e culturali dei vari Paesi, pur rimanendo fedeli all’idea originale. L’esempio emblematico è quello dei talent show e dei reality: format come “Big Brother”, “X Factor” e “Got Talent” sono stati adottati dai principali network europei e ritradotti secondo le esigenze del palinsesto nazionale.
La capacità di adattamento di questi prodotti si lega anche alla semplicità della loro realizzazione: spesso richiedono un investimento tecnico limitato, puntando su meccanismi di coinvolgimento emotivo e sulla ripetitività delle sfide. Ciò ha contribuito a una capillarità unica: programmi ideati nel Regno Unito o negli USA raggiungono ogni angolo del continente tramite versioni autoctone e persino localizzate per aree linguistiche o demografiche.
Strictly Come Dancing e il fenomeno globale delle versioni europee
Un caso esemplare di format globale con numerose varianti nazionali è quello di “Strictly Come Dancing” (in Italia, “Ballando con le stelle”). Originato nel Regno Unito, il programma vanta adattamenti in Paesi come Germania (“Let’s Dance”), Francia (“Danse avec les stars”), Spagna (“Mira quien baila”), Russia (“Dansez pentru tine”), Danimarca, Finlandia e molti altri. In ogni territorio, il format viene calato nella realtà locale: conduttori, concorrenti e coreografie riflettono le preferenze nazionali, mentre la struttura di fondo resta conforme allo schema stabilito dal creatore inglese.
Curioso notare come alcuni Paesi abbiano sviluppato un vero e proprio culto per il programma, con share altissimi in prime time: in Danimarca, alcune stagioni hanno sfiorato il 78% di share. La ricchezza di versioni esprime la capacità del format di adattarsi alle differenze culturali pur mantenendo una narrazione condivisa. Per un approfondimento sulle stelle più di successo all’interno del format si può consultare questo articolo informativo che analizza le carriere di alcuni celebri protagonisti.
Programmi migranti: dal successo locale alla consacrazione globale
La circolazione dei format non si verifica solo in senso unilaterale: molti format partiti come prodotti nazionali sono diventati veri e propri fenomeni globali. “Il Grande Fratello”, ideato in Olanda, si è diffuso in decine di Paesi europei, mentre la versione sudcoreana di “The Masked Singer” ha scalato le classifiche arrivando in Europa, USA e Sud America.
La strategia delle case di produzione si basa sulla capacità di intercettare tendenze e adattarle prima alla televisione domestica, poi all’internazionalizzazione. I format vincitori rispecchiano spesso la società di provenienza: quiz show come “Chi vuol essere milionario?”, talent culinari come “MasterChef” o game show come “Caduta Libera” sono solo alcuni esempi di prodotti esportati con successo, grazie a forti investimenti in scenografia, storytelling e coinvolgimento emotivo.
Il ruolo delle normative e delle piattaforme internazionali
La diffusione dei format televisivi in Europa è regolata da direttive e normative comunitarie che tutelano la pluralità dell’offerta e la protezione delle identità nazionali. La direttiva SMA (Servizi di Media Audiovisivi) dell’Unione Europea ha imposto regole chiare sul bilanciamento tra contenuti originali e prodotti di importazione, incoraggiando le tv nazionali a investire su programmi locali e adattamenti di successo.
L’espansione dei format trova inoltre supporto nelle fiere di settore come MIPFormats, dove produttori e distributori si incontrano per comprare, vendere e promuovere i programmi televisivi più promettenti. È lì che spesso nascono accordi destinati a segnare i palinsesti europei degli anni successivi.
Numeri e curiosità: quanto valgono i format europei?
Il mercato dei format televisivi in Europa ha raggiunto negli ultimi anni numeri significativi. Solo nel 2020, il Regno Unito ha esportato programmi per un valore di 1,48 miliardi di sterline, confermando una leadership solida nel settore. In Italia, la quota di programmi ideati interamente dal mercato nazionale si aggira appena intorno al 5%, dimostrando quanto il panorama sia dominato da importazioni, specialmente dai Paesi anglosassoni e Israele.
I format rappresentano anche un veicolo strategico per le produzioni che vogliono rafforzare il mercato interno: in molti casi la localizzazione è tale che lo spettatore percepisce la versione nazionale come originale, ignorando consapevolmente l’origine estera. Il successo di questi prodotti deriva però dalla capacità di dialogare costantemente tra locale e globale, adattando personaggi, scenografie e narrazioni a gusti, leggi e caratteristiche di ciascun pubblico.
Fonti dati
- European Audiovisual Observatory
- Annuario dell’Industria Televisiva Europea
- Commissione Europea, Direttiva SMA